COMUNICATO

Il 20 ottobre e il 27 ottobre 2016 si sono svolti due eventi, convegno e visita guidata, eventi con i quali mu.ri ha contribuito al progetto “UP! Marghera on stage” installato al Padiglione Venezia della Biennale di Architettura 2016.

convegno | 20 ottobre 2016 | Forte Marghera
L’incontro, nel padiglione di Forte Marghera sede dell’installazione dell’evento collaterale della Biennale di Venezia 2016 “Reporting from Marghera and Other Waterfronts”, ha visto la partecipazione di più di cento persone.
Il tema del convegno era incentrato su identità, significato e memoria di un luogo e come questi fattori per la città industriale veneziana si possano tradurre nella valorizzazione del suo patrimonio storico materiale e immateriale.
La storia di Marghera e il suo rapporto con il territorio di riferimento (non solo la città lagunare ma anche tutto il bacino del Piave fino alle Dolomiti) le attribuiscono un ruolo strategico nella comunicazione e divulgazione del pensiero tecnico-scientifico del Novecento, confermato dalla presenza di opere di ingegneria e di architettura nel territorio e di documentazione d’archivio nelle imprese lagunari. 
Da qui la proposta di mu.ri di realizzare non solo itinerari turistici-culturali a Venezia e al porto industriale ma anche di sviluppare l’idea di un centro di documentazione sull’ingegneria italiana o museo dell’ingegneria, complementari agli itinerari stessi.
I lavori sono stati introdotti dagli organizzatori, architetti Luca Battistella (Comune di Venezia), Nicola Picco (Ordine degli Architetti P.P.C. di Venezia) e Giorgio Pradella (mu.ri museo diffuso regionale dell’ingegneria).
E’ intervenuta Renata Codello direttore del Segretariato regionale MiBACT per il Veneto, che ha condiviso l’idea di paesaggio della memoria chiarendo significati, contenuti e possibili obiettivi di un progetto che ne colga le peculiarità. A seguire Renato Pelloni, responsabile ufficio pianificazione paesaggistica Regione del Veneto, che ha individuato nel Piano Paesaggistico la base per ogni progetto sul territorio; Maria Chiara Tosi, vice presidente di Vega, Parco Scientifico Tecnologico di Venezia intervenuta nelle veci dell’a.d. Tommaso Santini, da tempo sostenitore delle iniziative culturali sulla rigenerazione urbana di Marghera e del Waterfront lagunare; Andrea Giordano direttore del corso di laurea del Dipartimento ICEA Università degli Studi di Padova, in rappresentanza di Carlo Pellegrino, direttore del Dipartimento stesso, che ha manifestato la disponibilità dell’università patavina a supportare l’iniziativa indirizzando corsi, lauree e dottorati.
Giorgio Pradella ha introdotto i relatori anticipando una sintesi degli obiettivi di mu.ri e del suo rapporto con la “Venezia produttiva”, in un parallelo fra passato e presente, a volte contraddittorio, e in un dialogo continuo fra la Serenissima, l’entroterra e le valli bellunesi. 
Viene formulata l’ipotesi di un centro di documentazione e di un museo dell’ingegneria che interessi tutto il bacino del Piave e che assuma un ruolo strategico nella riqualificazione dell’area industriale veneziana. Il valore storico documentale degli archivi presenti nel territorio lagunare e la necessità di organizzarli e renderli disponibili sono stati sottolineati da Foscara Porchia e Anna Maria Pozzan (progetto “Archivi della politica e dell’impresa veneziana del’900”), mentre Michele Culatti, in rappresentanza dell’ingegnere Enzo Siviero, ha relazionato sull’importante ruolo che tecnici e imprese veneziane hanno avuto nella storia dell’ingegneria italiana, ruolo che necessita di valorizzazione e divulgazione.
I concetti di dimensione, rapporto fra oggetti e territorio sono stati declinati da Carlo Palazzolo, del Politecnico di Milano, nella complessa e fragile relazione tra due ambiti “apparentemente” contraddittori come Marghera e Venezia: una lettura che consente a luoghi e paesaggi di spiegare se stessi e la propria formazione genetica.
Stefano Zaggia e Gianmario Guidarelli (Università degli Studi di Padova – Dipartimento ICEA) hanno invece evidenziato la funzione che l’Università degli Studi di Padova può svolgere nella ricerca storica e nell’interpretazione della documentazione archivistica (in parte già patrimonio dell’Ateneo patavino) quale contributo alla realizzazione del museo diffuso e ai suoi obiettivi di divulgazione e comunicazione della memoria storica scientifica.
Maria Chiara Tosi, rappresentante di MargheraLab - Iuav, ha sintetizzato il ruolo di questo laboratorio, iniziativa dell’università veneziana all’interno del Parco Scientifico Tecnologico Vega, che promuove e raccoglie diverse impostazioni progettuali a favore della rigenerazione urbana delle aree del Porto industriale.
Sono intervenuti come rappresentanti della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, Ilaria Cavaggioni, Francesco Trovó e Alessandra Turri, che hanno evidenziato l’impegno della Soprintendenza nelle attività del redigendo Piano Paesaggistico Regionale, differenziando due approcci possibili fra “le aree degradate” e “compromesse” e gli “ulteriori contesti”. Hanno sottolineato, inoltre, la qualità paesaggistica che questi territori riescono ad esprimere e la necessità che l’individuazione di singoli manufatti architettonici, meritevoli di tutela, sia accompagnata da un’adeguata attenzione ai caratteri del paesaggio di riferimento, che concorre a determinarne l’interesse.
La necessità di un nuovo uso dei fabbricati industriali dismessi ha poi distinto l’intervento di Riccardo Caldura, dell’Accademia delle Belle Arti Venezia, che ha insistito sul ruolo che arte e cultura può assumere nel riutilizzo di spazi non più funzionali alle esigenze per le quali sono stati realizzati.
I temi e gli argomenti emersi nel convegno sono stati sintetizzati nella lettura politica dell’onorevole Gianpaolo Baretta, sottosegretario al Ministero dell’Economia e Finanza, che ha sottolineato l’evidente necessità di rilancio di Marghera, assegnando a una delle più grandi aree industriali italiane un ruolo centrale per lo sviluppo futuro - sia turistico che produttivo - di Venezia. 
Questo obiettivo potrà essere sostenuto da progetti coordinati e condivisi con il Governo e i vari Enti. E’ quindi fondamentale che le varie iniziative sappiano fare rete (obiettivo primario del progetto mu.ri) con le risorse del territorio evitando inutili sovrapposizioni.
Il centenario della nascita di Marghera, accennato da Renata Codello, deve essere un’occasione per coordinare le varie iniziative, caratterizzate da un obiettivo condiviso, verso risultati concreti e sostenibili.
La presidente dell’Ordine degli Architetti P.P.C. di Venezia Anna Buzzacchi ha chiuso i lavori ricordando anche il ruolo che l’Ordine di Venezia ha svolto nel “presidio” veneziano della Biennale “UP! Marghera in stage”.

visita guidata | 27 ottobre 2016 | giardini della Biennale - Venezia - Marghera - Fusina
Il giovedì successivo si è svolta la visita guidata, complementare alle tematiche affrontate.
Partenza in vaporetto dopo la visita alle installazioni del Padiglione Venezia “UP! Marghera in stage” all’interno della XV Biennale Architettura. Luca Battistella, Nicola Picco e Matteo D’Ambros, curatori del Padiglione, hanno illustrato obiettivi e contenuti dell’iniziativa, nei progetti di riqualificazione esposti e negli aspetti paesaggistici dell’area industriale fissati da fotografi e cineasti.
Durante il tragitto Foscara Porchia, Annamaria Pozzan e Claudio Menichelli hanno descritto le evoluzioni della Venezia produttiva interagendo con i partecipanti che hanno potuto cogliere e interpretare aspetti della città industriale da una prospettiva diversa e insolita, quella dell’acqua.
Lungo i canali percorsi si sono viste, nel loro rapporto con l’acqua, le diverse realtà produttive (Fincantieri, Grandi Molini, Deposito petroli), la “monumentalità” degli scheletri dei paraboloidi in cemento armato, la particolarità morfologica di torri o complessi in parte inutilizzati e la scenografica presenza di gru, condotte, sistemi di stoccaggio, sollevamento e trasporto dei semilavorati. 
Si è giunti a Fusina per la visita della centrale Enel “Andrea Palladio”, realizzata a partire dai primi anni Sessanta del Novecento. La centrale termoelettrica doveva sopperire alla riduzione stagionale dell’apporto energetico proveniente dagli impianti del Piave, Boite, Maè e Vajont.
La grande frana del monte Toc del 9 ottobre 1963 ha provocato l’immane disastro, eliminando anche in pochi istanti la più grande “banca dell’acqua” di tutto il sistema idroelettrico progettato dalla SADE fin dagli anni Trenta in funzione dello sviluppo di Porto Marghera.
La centrale “Giuseppe Volpi”, realizzata negli anni Venti del Novecento lungo il canale Ovest di Marghera, aveva una capacità insufficiente per sopperire alla mancanza energetica. Nel programma di sviluppo della neonata Enel, favorito dalla recente scoperta di giacimenti di gas nella pianura padana, rientrava anche la realizzazione di nuove centrali termoelettriche.
Fra le prime costruite, la centrale di Fusina (1964) sarebbe diventata prototipo di impianti di nuova concezione che necessitavano modalità progettuali innovative.
In particolare i turboalternatori da 160 megawatt, alimentati da un sistema di caldaie e turbine, dovevano essere posizionati sopra grandi strutture in cemento che potevano collassare a causa del fenomeno della risonanza generato dalla medesima frequenza delle vibrazioni della macchina e del suo basamento. La soluzione tecnica di calcolo strutturale adottata a Fusina (e poi in altre centrali) sarebbe stata verificata qualche anno dopo con l’ausilio dei primi calcolatori IBM.
Il gruppo di visitatori, architetti, relatori, e rappresentati della Soprintendenza, è stato accolto dal responsabile della centrale Piergiorgio Tonti e da Riccardo Semenzato, Ufficio relazioni esterne Enel di Venezia.
Grande interesse si è dimostrato per l’illustrazione delle caratteristiche del complesso e del processo produttivo, nel quale rientra anche il riciclo di rifiuti urbani, riciclo che abbatte lo scarto inquinante dopo l’incenerimento e del conseguente sistema di riutilizzo del materiale di risulta in altri cicli produttivi.
L’area industriale di Marghera e il suo territorio di riferimento presentano una grande ricchezza di risorse, immobili, siti e materiale documentale e rappresenta un “paesaggio” che necessita di tutela e che racconta la memoria storica collettiva e l’identità di un intero sistema territoriale, quello del bacino del Piave, dalla laguna alle Dolomiti.
Queste iniziative possono suscitare l’interesse non solo di tecnici ma anche di un pubblico più ampio che fa riferimento a un turismo culturale che si va sempre più affermando, favorendo processi di rigenerazione urbana che le aree come Marghera hanno urgente necessità di sostenere.
Si auspica un sostegno e un ruolo attivo anche delle istituzioni, a supporto di un lavoro che da tempo impegna ricercatori, volontari e cultori della storia e della tecnica.

un particolare grazie alla dott.ssa Madile Gambier, Commissario del Padiglione Venezia

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